Reportage: "I falò di S. Giuseppe
In Puglia si usa cuocere una zuppa di legumi misti, senza aggiunta d'olio d'oliva, da distribuire ai partecipanti insieme alla "pagnota" di San Giuseppe, fatta preparare dal forno il giorno stesso.
In provincia di Bari (Bitritto e dintorni), con l'arrivo della primavera la signora di casa doveva consumare la scorta di legumi per far spazio al raccolto nuovo, quindi i legumi si prestavano bene a diventare gli ingredienti fondamentali della "zuppa di San. Giuseppe", una zuppa appunto a base di legumi che tradizionalmente viene preparata dalle famiglie devote al Santo e distribuite ai vicini del rione. Si fanno delle gare vere e proprie non solo per eleggere il falò più grande, ma anche per l'altare più bello dedicato al Santo. La famiglia tipo era quella che si procurava il necessario per vivere attraverso l'agricoltura (soprattutto uliveti, vigneti, mandorleti, ma anche orti di ogni tipo) e l'allevamento di animali (sia da carne che da latte). I legumi quindi non potevano mancare mai dalla dispensa di casa. Alcuni sono tipici della zona, come i famosi "ceci neri", difficili da trovare altrove, oppure poco conosciuti al giorno d'oggi, come le cicerchie. Il giorno prima si mettevano in ammollo i legumi, tranne le lenticchie che richiedono tempi di cottura molto più brevi degli altri legumi, e verso le 17:00 dell'indomani sera si metteva i pentoloni di coccio (o di rame) sul fuoco già acceso dalle prime ore del mattino. Tradizione vuole che tutta la legna raccolta in occasione della festa di San Giuseppe venga consumata durante i due giorni di festa (18 e 19 Marzo), in quanto non può venire usata per le abituali necessità di casa. I vicini di casa (più spesso le donne) si siedono vicino all'altare allestito e al falò e invocano canti e preghiere al Santo, mentre la zuppa di legumi bolle. Sull'altare, davanti all'icona del Santo vengono sistemate le pagnotte tradizionali (pagnotte di San Giuseppe) in attesa di venire distribuite, insieme alle porzioni di legumi, ai partecipanti. Tali pagnotte oggi vengono ordinate il giorno prima al fornaio del vicinato, in passato venivano preparate dalla signora di casa.
Maccu di San Giuseppe
Ingredienti: 300 g di fave secche sgusciate; 200 g di piselli sgusciati; 100 g di ceci; 150 g di fagioli; 100 g di lenticchie; 2 mazzetti di borragine; 20 g di semi di finocchietto; 1 ciuffo di finocchietto selvatico verde; 1 cipolla media; 2 pomodori secchi; olio d’oliva, sale e pepe.
Preparazione: Minestrone rituale di San Giuseppe, ma è un’usanza tramandata dalle celebrazioni agresti per l’equinozio di primavera dell’antichità classica: in effetti la brava massaia si liberava dei rimasugli secchi di legumi, ora che veniva, con la bella stagione, il nuovo raccolto. Tutti i legumi, tranne le lenticchie che cuociono rapidamente, si mettono a bagno con acqua salata la sera prima. Poi, nella grande pentola di coccio, vanno messi a bollire tutti assieme in acqua salata, aggiungendo a metà cottura la cipolla affettata, le verdure e i pomodori a pezzetti. Il "Maccu di san ‘Gnuseppi" è pronto dopo quasi quattro ore di cottura. Aggiustare di sale, pepe e condire con olio crudo. Si serve con quadrucci di pane soffritti, oppure con la pasta corallina detta "curadduzzu".
Nota: Questa ricetta e' tratta da "Il libro d'oro della cucina e dei vini di Sicilia" scritto da "Pino Correnti", editore "Mursia". Se l'autore del libro volesse cancellare la pubblicazione e' pregato di inviare una e-mail e l'articolo sarà tolto entro 48 ore
Photoreporter: Antonios Tzermias (Cretanseagull)
Provincia di Bari 14 Marzo 2010
In provincia di Bari (Bitritto e dintorni), con l'arrivo della primavera la signora di casa doveva consumare la scorta di legumi per far spazio al raccolto nuovo, quindi i legumi si prestavano bene a diventare gli ingredienti fondamentali della "zuppa di San. Giuseppe", una zuppa appunto a base di legumi che tradizionalmente viene preparata dalle famiglie devote al Santo e distribuite ai vicini del rione. Si fanno delle gare vere e proprie non solo per eleggere il falò più grande, ma anche per l'altare più bello dedicato al Santo. La famiglia tipo era quella che si procurava il necessario per vivere attraverso l'agricoltura (soprattutto uliveti, vigneti, mandorleti, ma anche orti di ogni tipo) e l'allevamento di animali (sia da carne che da latte). I legumi quindi non potevano mancare mai dalla dispensa di casa. Alcuni sono tipici della zona, come i famosi "ceci neri", difficili da trovare altrove, oppure poco conosciuti al giorno d'oggi, come le cicerchie. Il giorno prima si mettevano in ammollo i legumi, tranne le lenticchie che richiedono tempi di cottura molto più brevi degli altri legumi, e verso le 17:00 dell'indomani sera si metteva i pentoloni di coccio (o di rame) sul fuoco già acceso dalle prime ore del mattino. Tradizione vuole che tutta la legna raccolta in occasione della festa di San Giuseppe venga consumata durante i due giorni di festa (18 e 19 Marzo), in quanto non può venire usata per le abituali necessità di casa. I vicini di casa (più spesso le donne) si siedono vicino all'altare allestito e al falò e invocano canti e preghiere al Santo, mentre la zuppa di legumi bolle. Sull'altare, davanti all'icona del Santo vengono sistemate le pagnotte tradizionali (pagnotte di San Giuseppe) in attesa di venire distribuite, insieme alle porzioni di legumi, ai partecipanti. Tali pagnotte oggi vengono ordinate il giorno prima al fornaio del vicinato, in passato venivano preparate dalla signora di casa.
Maccu di San Giuseppe
Ingredienti: 300 g di fave secche sgusciate; 200 g di piselli sgusciati; 100 g di ceci; 150 g di fagioli; 100 g di lenticchie; 2 mazzetti di borragine; 20 g di semi di finocchietto; 1 ciuffo di finocchietto selvatico verde; 1 cipolla media; 2 pomodori secchi; olio d’oliva, sale e pepe.
Preparazione: Minestrone rituale di San Giuseppe, ma è un’usanza tramandata dalle celebrazioni agresti per l’equinozio di primavera dell’antichità classica: in effetti la brava massaia si liberava dei rimasugli secchi di legumi, ora che veniva, con la bella stagione, il nuovo raccolto. Tutti i legumi, tranne le lenticchie che cuociono rapidamente, si mettono a bagno con acqua salata la sera prima. Poi, nella grande pentola di coccio, vanno messi a bollire tutti assieme in acqua salata, aggiungendo a metà cottura la cipolla affettata, le verdure e i pomodori a pezzetti. Il "Maccu di san ‘Gnuseppi" è pronto dopo quasi quattro ore di cottura. Aggiustare di sale, pepe e condire con olio crudo. Si serve con quadrucci di pane soffritti, oppure con la pasta corallina detta "curadduzzu".
Nota: Questa ricetta e' tratta da "Il libro d'oro della cucina e dei vini di Sicilia" scritto da "Pino Correnti", editore "Mursia". Se l'autore del libro volesse cancellare la pubblicazione e' pregato di inviare una e-mail e l'articolo sarà tolto entro 48 ore
Photoreporter: Antonios Tzermias (Cretanseagull)
Provincia di Bari 14 Marzo 2010
Emigrazione clandestina (prima parte)
Foto n.1: Tre persone guardano sotto ad un camion... Non hanno perso niente. Cercano solo di assicurarsi che ci siano degli appigli per aggrapparsi e riuscire ad imbarcarsi per passare la frontiera e approdare in Italia...
Siamo al porto di Patrasso (Grecia) e loro sono clandestini extracomunitari
Siamo al porto di Patrasso (Grecia) e loro sono clandestini extracomunitari
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Foto n.2: I clandestini non appena individuano un camion gli si avvicinano e lo ispezionano per bene... Cercano di capire in fretta in che modo possano servirsi del camion per passare la frontiera: nascondendosi tra il carico o aggrappandosi sotto?
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Foto n.3: L'arrivo di una volante di polizia fa disperdere prontamente i clandestini che scappano per nascondersi, per poi uscire allo scoperto e riprendere da capo a ispezionare i camion....
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Foto n.4: Prima di permettere che venga imbarcato ogni camion viene ispezionato sotto, sopra e ...dentro dalle forze di polizia greca, alla ricerca di clandestini nascosti. Una volta scoperti li fanno scendere a terra e il camion continua per la sua strada... Loro non hanno che ritentare con la speranza che la prossima sia veramente la volta buona.
Emigrazione clandestina (parte seconda)
Foto n.1: Le navi per la maggior parte di noi rappresentano semplicemente uno dei tanti mezzi di spostamento oggi a nostra disposizione. Per qualcun altro però possono diventare il trampolino attraverso cui realizzare i propri sogni...
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Foto n.2: La foto - come facilmente intuibile - è stata scattata dal pullman che porta a Patrasso. Eravamo a circa un Km dal porto di patrasso quando una ventina di clandestini irregolari circa si sono messi tra il nostro pullman e il camion che ci precedeva. Velocemente hanno controllato se potevano aggrapparsi sotto al camion oppure se riuscivano ad aprire la porta posteriore per infilarsi dentro. Così è stato e due di loro si sono buttati dentro... Il camionista e i passanti se ne sono accorti dell'accaduto... Il camion si è fermato, il camionista è sceso giù ed avvisato le volanti che pattugliano la strada di Patrasso che porta al porto...
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Foto n.3: In pochi secondi è intervenuta la polizia greca e scortato il camion verso un luogo tranquillo per far uscire i clandestini e permettere al camion di riprendere il suo viaggio...
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Foto n.4: Pur essendo recintato e sorvegliato bene qualcuno riesce comunque ad entrare nel porto... Si guardano attorno per assicurarsi che nessuno stia osservando loro in modo da poter avvicinarsi alla nave nel tentativo disperato di infilarsi clandestinamente e raggiungere così l'Italia e da lì qualsiasi altro paese europeo...
Le scene alle quale qualsiasi turista e/o cittadino greco può assistere cercando di imbarcarsi per l' italia da uno qualsiasi dei porti greci non sono proprio delle migliori... La sensazione che si avverte e quella di uno stato non sufficientemente presente... Decine di emigrati clandestini costeggiano la strada che conduce al porto quasi indisturbati... Non si capisce perché non viene organizzata una retata dalle autorità in modo da porre fine definitivamente a queste tristi scene da terzo mondo...
Le scene alle quale qualsiasi turista e/o cittadino greco può assistere cercando di imbarcarsi per l' italia da uno qualsiasi dei porti greci non sono proprio delle migliori... La sensazione che si avverte e quella di uno stato non sufficientemente presente... Decine di emigrati clandestini costeggiano la strada che conduce al porto quasi indisturbati... Non si capisce perché non viene organizzata una retata dalle autorità in modo da porre fine definitivamente a queste tristi scene da terzo mondo...