Fotografia stenopeica
La camera oscura, nella storia della fotografia, ha rappresentato sicuramente il primo metodo sperimentato, che aveva come scopo quello di riprodurre la realtà con maggior precisione ed in modo prospetticamente corretto. Nella sua forma, la camera oscura assomiglia ad una stanza buia, dove, su di una parete, la presenza di un piccolo foro (stenopeico) permette la penetrazione della luce che, sulla parete opposta, viene proiettata come un' immagine capovolta della realtà esterna.
Il processo fisico su cui si basa lo stenopeismo, già noto al filosofo greco Aristotele e agli arabi del Medioevo, ha rappresentato un’importante scoperta ed il punto di partenza di tutta una serie di successivi perfezionamenti e soluzioni mirate a rendere sempre più accurata e precisa la riproduzione di immagini.
La nascita della fotografia (1839) poi ha reso possibile il mantenimento duraturo dell’immagine impressa su di un supporto sensibile (lastre fotografiche). Ma fu solo con l'avvento del XVII secolo che l'applicazione pratica della camera oscura si estese maggiormente fino a diventare più funzionale e maneggevole, utilissima e quasi indispensabile per disegnatori, pittori e miniaturisti. Tali figure professionali con l’utilizzo della camera oscura, renderanno molto più agevole, tecnicamente parlando, il normale lavoro, in quanto essa facilita il rilievo grafico abbreviandone contemporaneamente i tempi d’esecuzione.
La camera oscura ha trovato applicazioni persino nel campo astronomico in quanto permette l'osservazione dei fenomeni solari senza mettere a rischio gli occhi dell'osservatore come invece farebbe un'osservazione diretta del fenomeno.
Lo stenoscopio (strumento che rende possibile l'osservazione attraverso un piccolo foro) rende più semplice la fotografia sostituendo gli obiettivi: con questa procedura, definita stenopeica, la registrazione della luce sui materiali fotosensibili è diretta, non mediata. Il metodo della fotografia stenopeica, inoltre, con i suoi lunghi tempi e l'assenza di lenti intermediari, restituisce risultati così vicini al modo di pensare e di vedere di chi fotografa che lo rendono una tecnica unica, da rivalutare in questo mondo supertecnologico ed immediato e da non dimenticare, per poter continuare a ricevere tutto ciò che ancora oggi riesce a regalarci.
Inoltre, avendo sostituito l'obiettivo in vetro con un semplice forellino la fotografia stenopeica è priva delle ben note aberrazioni fisiche (cromatiche, geometriche, ecc...) legate alla presenza di questo e l'immagine ottenuta è tutta perfettamente a fuoco, senza linee cadenti ed altre alterazioni prospettiche quindi perfettamente fedele all'originale. Ulteriore vantaggio di questa procedura fotografica è il grande angolo di ripresa (di circa 100 gradi) che permette di fotografare oggetti e/o spazi di grandi dimensioni anche ponendosi a piccole distanze.
Le immagini così ottenute sono fedeli all'originale, prive di deformazioni e tutte in fuoco; le linee rette restano tali, con tutti i vantaggi da ciò derivanti nel riprodurre dei monumenti. Grazie a questa precisione si possono ottenere riproduzioni e riduzioni di disegni, carte, incisioni, con una perfezione davvero grande.
In rete è facile trovare diversi progetti per fabbricarsi da soli la propria fotocamera stenopeica impiegando una vasta gamma di materiali, dai più semplici (carta, legno, latte di bibite) fini ai più fantasiosi (noci svuotate, zucche d'acqua, ecc...). Per ottenete dei buoni risultati ai fini della qualità di immagine ottenuta è molto importante curare particolrmente la realizzazione del foro stenopeico, perché dipende solo da questo se la vostra fotografia stenopeica sarà bella nitida. Per questo motivo chi non ha molta manualità con il faidate farebbe bene a rivolgersi, per la realizzazione del foro, a persone esperte (ebay, ecc...). Per la mia fotocamera stenopeica in legno duro mi sono rivolto ad un artigiano tedesco, conosciuto su Ebay.
Per quanto riguarda poi la regolazione dell'esposizione, trattandosi di tempi lunghi che possono arrivare anche a qualche ora, è necessario disporre di un esposimetro a mano e dell'ausilio di un buon regolo di carta che rapporta l'indicazione esposimetrica all'apertura (molto piccola) della fotocamera stenopeica. Il regolo è importante perché gli esposimetri a mano trattano aperture di diaframma molto più grandi (che quindi si traducono in tempi di otturazione molto più brevi) rispetto a quelli della fotocamera stenopeica. Inutile dire, a questo punto, che nella maggioranza dei casi diventa indispensabile fissare la macchina su un treppiede ben solido.
Nella sezione "Hobbies - Creazioni" di questo sito è possibile osservare le foto della mia prima fotocamera stenopeica, interamente (eccezion fatta per il foro) costruita da me. Quanto prima aggingerò le foto realizzate con questa fotocamera stenopeica, frutto di un progetto in legno pescato in rete.
In questo link è scaricabile in pdf tutto l'occorrente (materiali esclusi ;-)) per costruire una fotocamera a foro stenopeico di carta: http://corbis.readymech.com/templates/localizations/it/pablo.pdf .
Quì sotto, invece, è possibile scaricare un file in pdf che ci permette di trovare il diametro di foro stenopeico ideale per ogni focale desiderata:
Il processo fisico su cui si basa lo stenopeismo, già noto al filosofo greco Aristotele e agli arabi del Medioevo, ha rappresentato un’importante scoperta ed il punto di partenza di tutta una serie di successivi perfezionamenti e soluzioni mirate a rendere sempre più accurata e precisa la riproduzione di immagini.
La nascita della fotografia (1839) poi ha reso possibile il mantenimento duraturo dell’immagine impressa su di un supporto sensibile (lastre fotografiche). Ma fu solo con l'avvento del XVII secolo che l'applicazione pratica della camera oscura si estese maggiormente fino a diventare più funzionale e maneggevole, utilissima e quasi indispensabile per disegnatori, pittori e miniaturisti. Tali figure professionali con l’utilizzo della camera oscura, renderanno molto più agevole, tecnicamente parlando, il normale lavoro, in quanto essa facilita il rilievo grafico abbreviandone contemporaneamente i tempi d’esecuzione.
La camera oscura ha trovato applicazioni persino nel campo astronomico in quanto permette l'osservazione dei fenomeni solari senza mettere a rischio gli occhi dell'osservatore come invece farebbe un'osservazione diretta del fenomeno.
Lo stenoscopio (strumento che rende possibile l'osservazione attraverso un piccolo foro) rende più semplice la fotografia sostituendo gli obiettivi: con questa procedura, definita stenopeica, la registrazione della luce sui materiali fotosensibili è diretta, non mediata. Il metodo della fotografia stenopeica, inoltre, con i suoi lunghi tempi e l'assenza di lenti intermediari, restituisce risultati così vicini al modo di pensare e di vedere di chi fotografa che lo rendono una tecnica unica, da rivalutare in questo mondo supertecnologico ed immediato e da non dimenticare, per poter continuare a ricevere tutto ciò che ancora oggi riesce a regalarci.
Inoltre, avendo sostituito l'obiettivo in vetro con un semplice forellino la fotografia stenopeica è priva delle ben note aberrazioni fisiche (cromatiche, geometriche, ecc...) legate alla presenza di questo e l'immagine ottenuta è tutta perfettamente a fuoco, senza linee cadenti ed altre alterazioni prospettiche quindi perfettamente fedele all'originale. Ulteriore vantaggio di questa procedura fotografica è il grande angolo di ripresa (di circa 100 gradi) che permette di fotografare oggetti e/o spazi di grandi dimensioni anche ponendosi a piccole distanze.
Le immagini così ottenute sono fedeli all'originale, prive di deformazioni e tutte in fuoco; le linee rette restano tali, con tutti i vantaggi da ciò derivanti nel riprodurre dei monumenti. Grazie a questa precisione si possono ottenere riproduzioni e riduzioni di disegni, carte, incisioni, con una perfezione davvero grande.
In rete è facile trovare diversi progetti per fabbricarsi da soli la propria fotocamera stenopeica impiegando una vasta gamma di materiali, dai più semplici (carta, legno, latte di bibite) fini ai più fantasiosi (noci svuotate, zucche d'acqua, ecc...). Per ottenete dei buoni risultati ai fini della qualità di immagine ottenuta è molto importante curare particolrmente la realizzazione del foro stenopeico, perché dipende solo da questo se la vostra fotografia stenopeica sarà bella nitida. Per questo motivo chi non ha molta manualità con il faidate farebbe bene a rivolgersi, per la realizzazione del foro, a persone esperte (ebay, ecc...). Per la mia fotocamera stenopeica in legno duro mi sono rivolto ad un artigiano tedesco, conosciuto su Ebay.
Per quanto riguarda poi la regolazione dell'esposizione, trattandosi di tempi lunghi che possono arrivare anche a qualche ora, è necessario disporre di un esposimetro a mano e dell'ausilio di un buon regolo di carta che rapporta l'indicazione esposimetrica all'apertura (molto piccola) della fotocamera stenopeica. Il regolo è importante perché gli esposimetri a mano trattano aperture di diaframma molto più grandi (che quindi si traducono in tempi di otturazione molto più brevi) rispetto a quelli della fotocamera stenopeica. Inutile dire, a questo punto, che nella maggioranza dei casi diventa indispensabile fissare la macchina su un treppiede ben solido.
Nella sezione "Hobbies - Creazioni" di questo sito è possibile osservare le foto della mia prima fotocamera stenopeica, interamente (eccezion fatta per il foro) costruita da me. Quanto prima aggingerò le foto realizzate con questa fotocamera stenopeica, frutto di un progetto in legno pescato in rete.
In questo link è scaricabile in pdf tutto l'occorrente (materiali esclusi ;-)) per costruire una fotocamera a foro stenopeico di carta: http://corbis.readymech.com/templates/localizations/it/pablo.pdf .
Quì sotto, invece, è possibile scaricare un file in pdf che ci permette di trovare il diametro di foro stenopeico ideale per ogni focale desiderata:
focale_perfetta_per_ogni_diametro_di_foro_pinhole.pdf | |
File Size: | 55 kb |
File Type: |
L'esposimetro di carta: "regola del 16"
L' uso della regola del 16 consente di stabilire un tempo di esposizione che sia simile alla cifra indicata per stabilire la sensibilità ISO/ASA della pellicola e di metterlo in relazione col diaframma F/16. Questa regola è ovviamente utile solo con le fotocamere ad otturatore meccanico (Zenit ttl/12xp, Praktica mtl5/50, ecc...) o quantomeno di tipo ibrido elettro – meccanico (Canon EF, Pentax LX, Nikon FM-3A, ecc).
PELLICOLA DA 50 ISO
Sole brillante – Cielo sereno: 1/60” ad f/16; 1/125” ad f/11; 1/250” ad f/8; 1/500” ad f/5,6; 1/1000” ad f/4; 1/2000” ad f/2,8; 1/4000” ad f/1,4
Sole coperto da una nuvola: 1/30” ad f/16; 1/60” ad f/11; 1/125” ad f/8; 1/250” ad f/5,6; 1/500” ad f/4; 1/1000” ad f/2,8; 1/2000” ad f/1,4.
Cielo coperto – Nuvole chiare: 1/15” ad f/16; 1/30” ad f/11; 1/60” ad f/8; 1/125” ad f/5,6; 1/250” ad f/4; 1/500” ad f/2,8; 1/1000” ad f/1,4
Cielo coperto – Nuvole scure da pioggia: 1/8” ad f/16; 1/15” ad f/11; 1/30” ad f/8; 1/60” ad f/5,6; 1/125” ad f/4; 1/250” ad f/2,8; 1/500” ad f/1,4
PELLICOLA DA 100 ISO
Sole brillante – Cielo sereno: 1/125” ad f/16; 1/250” ad f/11; 1/500” ad f/8; 171000” ad f/5,6; 1/2000” ad f/4; 1/4000” ad f/2,8; 1/8000” ad f/1,4
Sole coperto da una nuvola: 1/60” ad f/16; 1/125” ad f/11; 1/250” ad f/8; 1/500” ad f/5,6; 1/1000” ad f/4; 1/2000” ad f/2,8; 1/4000” ad f/1,4
Cielo coperto – Nuvole chiare: 1/30” ad f/16; 1/60” ad f/11; 1/125” ad f/8; 1/250” ad f/5,6; 1/500” ad f/4; 1/1000” ad f/2,8; 1/2000” ad f/1,4
Cielo coperto – Nuvole scure da pioggia: 1/15” ad f/16; 1/30” ad f/11; 1/60” ad f/8; 1/125” ad f/5,6; 1/250” ad f/4; 1/500” ad f/2,8; 1/1000” ad f/1,4
N.B: con macchine dotate della vecchia scala dei tempi si può utilizzare il tempo di posa di 1/100” (con una pellicola da 100 Iso)
PELLICOLA DA 200 IS0
Sole brillante – Cielo sereno: 1/250” ad f/16; 1/500” ad f/11; 1/1000” ad f/8; 1/2000” ad f/5,6; 1/4000” ad f/4; 1/8000” ad f/2,8
Sole coperto da una nuvola: 1/125” ad f/16; 1/250” ad f/11; 1/500” ad f/8; 1/1000” ad f/5,6; 1/2000” ad f/4; 1/4000” ad f/2,8; 1/8000” ad f/1,4
Cielo coperto – Nuvole chiare: 1/60” ad f/16; 1/125” ad f/11; 1/250” ad f/8; 1/500” ad f/5,6; 1/1000” ad f/4; 1/2000” ad f/2,8; 1/4000” ad f/1,4
Cielo coperto – Nuvole scure da pioggia: 1/30” ad f/16; 1/60” ad f/11; 1/125” ad f/8; 1/250” ad f/5,6; 1/500” ad f/4; 1/1000” ad f/2,8; 1/2000” ad f/1,4
PELLICOLA DA 50 ISO
Sole brillante – Cielo sereno: 1/60” ad f/16; 1/125” ad f/11; 1/250” ad f/8; 1/500” ad f/5,6; 1/1000” ad f/4; 1/2000” ad f/2,8; 1/4000” ad f/1,4
Sole coperto da una nuvola: 1/30” ad f/16; 1/60” ad f/11; 1/125” ad f/8; 1/250” ad f/5,6; 1/500” ad f/4; 1/1000” ad f/2,8; 1/2000” ad f/1,4.
Cielo coperto – Nuvole chiare: 1/15” ad f/16; 1/30” ad f/11; 1/60” ad f/8; 1/125” ad f/5,6; 1/250” ad f/4; 1/500” ad f/2,8; 1/1000” ad f/1,4
Cielo coperto – Nuvole scure da pioggia: 1/8” ad f/16; 1/15” ad f/11; 1/30” ad f/8; 1/60” ad f/5,6; 1/125” ad f/4; 1/250” ad f/2,8; 1/500” ad f/1,4
PELLICOLA DA 100 ISO
Sole brillante – Cielo sereno: 1/125” ad f/16; 1/250” ad f/11; 1/500” ad f/8; 171000” ad f/5,6; 1/2000” ad f/4; 1/4000” ad f/2,8; 1/8000” ad f/1,4
Sole coperto da una nuvola: 1/60” ad f/16; 1/125” ad f/11; 1/250” ad f/8; 1/500” ad f/5,6; 1/1000” ad f/4; 1/2000” ad f/2,8; 1/4000” ad f/1,4
Cielo coperto – Nuvole chiare: 1/30” ad f/16; 1/60” ad f/11; 1/125” ad f/8; 1/250” ad f/5,6; 1/500” ad f/4; 1/1000” ad f/2,8; 1/2000” ad f/1,4
Cielo coperto – Nuvole scure da pioggia: 1/15” ad f/16; 1/30” ad f/11; 1/60” ad f/8; 1/125” ad f/5,6; 1/250” ad f/4; 1/500” ad f/2,8; 1/1000” ad f/1,4
N.B: con macchine dotate della vecchia scala dei tempi si può utilizzare il tempo di posa di 1/100” (con una pellicola da 100 Iso)
PELLICOLA DA 200 IS0
Sole brillante – Cielo sereno: 1/250” ad f/16; 1/500” ad f/11; 1/1000” ad f/8; 1/2000” ad f/5,6; 1/4000” ad f/4; 1/8000” ad f/2,8
Sole coperto da una nuvola: 1/125” ad f/16; 1/250” ad f/11; 1/500” ad f/8; 1/1000” ad f/5,6; 1/2000” ad f/4; 1/4000” ad f/2,8; 1/8000” ad f/1,4
Cielo coperto – Nuvole chiare: 1/60” ad f/16; 1/125” ad f/11; 1/250” ad f/8; 1/500” ad f/5,6; 1/1000” ad f/4; 1/2000” ad f/2,8; 1/4000” ad f/1,4
Cielo coperto – Nuvole scure da pioggia: 1/30” ad f/16; 1/60” ad f/11; 1/125” ad f/8; 1/250” ad f/5,6; 1/500” ad f/4; 1/1000” ad f/2,8; 1/2000” ad f/1,4
Le dieci regole per fotografare meglio
Per chi fotografa ancora con macchine analogiche senza esposimetro, o per chi desidera avere "regole certe" per affrontare diverse situazioni, circola in rete la seguente collezione di regole "antiche:
1 – Sole, la regola del 16
L’esposizione base per una scatto fatto sotto la diretta luce del sole è F/16 e la velocità dello scatto pari a 1/ISO impostato nella camera. Esempio F/16 a 1/100" con pellicola o sensibilità a 100 ISO. Con questa regola in mente puoi anche provare, quando hai una grossa superficie riflettente tipo spiaggia chiara, una superficie di acqua, sulla neve, etc con F/22, o F/11 con una giornata molto luminosa ma nuvolosa.
2 – Luna, regole del 11, 8 e 5.6
Ci sono svariate regole che funzionano quando si fotografa la luna. Una ottimale per una corretta esposizione della luna piena è F/11 e 1/ISO impostato. Per fotografare la mezza luna usa la stessa velocità di scatto (uno su l’ISO impostato) ma a F/8, e per un quarto di luna stessa velocità di scatto a F/5.6. Esempio, Luna piena pellicola da 100 ISO F/11 e tempo 1/100.
3 – La regola del tramonto
Per ottenere una corretta esposizione al tramonto, inquadra e regola l’esposizione in un area sopra il sole (escludendo il sole stesso nell’inquadratura). Se vuoi invece dare un’atmosfera più cupa come circa mezzora dopo, scendi di uno f-stop o regola la compensazione dell’esposizione a -1.
4 – Regola per evitare foto mosse
La più bassa velocità di scatto per fare una corretta fotografia con fotocamera tenuta in mano senza incorrere nel “mosso” è pari a 1/lunghezza focale dell’obiettivo che stai usando. Se si sceglie velocità inferiori alla lunghezza focale si potrà incorrere sicuramente in una foto mossa con perdita della definizione. Quindi, se stai usando un 50mm scatta a 1/60" o ad un tempo più veloce, tipo 1/125", 1/250", etc. Non hai abbastanza luce? Usa un flash, un treppiede o appoggia la camera su un oggetto stabile.
Nel caso di fotocamere a sensore ridotto la regola diventa t=1/(focale*fattore di crop); per esempio con una macchina aps-c ed un obiettivo 200mm si ha t=1/(200*1.6)= 1/320
5 – L'esposizione con il cartoncino grigio medio riflettenza 18%
Regolare l’esposizione con un cartoncino grigio medio al 18% è un buon modo per ottenere una fotografia equilibrata sui mezzi toni. Hai scordato il tuo cartoncino o non lo hai? Esponi alla stessa luce dello scatto il palmo della mano e fai leggere l’esposizione della luce riflessa del palmo alla fotocamera per regolarne così l’esposizione. Ora apri di uno stop e scatta.(Alcuni toni della pelle possono far variare da ½ stop ad uno stop di differenza).
6 – La regola della profondità di campo
Quando metti a fuoco un oggetto molto lontano, metti a fuoco su un punto a circa 1/3 della distanza per incrementare la profondità di campo. Tutto ciò perché la profondità di campo della zona dietro quel punto sarà il doppio della profondità di campo della zona avanti a quel punto. Questa regola va tenuta in mente per tutte le aperture e le lunghezze focali, ma più piccole aperture e più piccole lunghezze focali utilizzate nonché la distanza dell’oggetto renderanno la profondità di campo migliore.
7 – Regola delle esposizioni
La regola è : “Esporre e regolare l’esposizione sulle dominanti di luce, lasciando che le ombre facciano il resto”. Questa regola funziona sia per la pellicola che per il digitale. Ma con le diapositive è meglio sovraesporre di uno stop.
8 – La regola del fill-in (luce di schiarita o riempimento) flash
Quando si usa un flash che non ha l’Auto flash-fill ratio, regola l’ISO del flash sul doppio dell’ISO che hai impostato sulla tua fotocamera. Fai l’inquadratura, scegli l’f-stop appropriato, setta sull’Autoflash lo stesso f-stop, e scatta. La risultante sarà 2:1 flash-fill ratio che renderà l’ombra di uno stop piú scuro del soggetto principale.
9 – La regola del flash range
Per sapere quanto extra flash range hai a disposizione aumentando gli ISO la regola e’: “Il Doppio della distanza e Quattro volte gli ISO”. Che vuol dire: Esempio se hai un flash che é ottimale sino a 2 metri a 100 ISO ( vale sia per pellicola che per digitale), sarà ottimale sino 4 metri a 400 ISO.
10 – La regola del “bloccare” un oggetto in movimento
Per “congelare” un oggetto in movimento che attraversa il campo di inquadratura, perpendicolarmente all’angolo della lente, devi regolare il tempo di scatto di due stop in più che se l’oggetto venisse o andasse nella stessa direzione di dove é puntato l’obiettivo. Per azioni in movimento pari a 45 gradi all’angolo della lente, puoi scegliere un tempo di uno stop più lento. Esempio: Se una persona corre verso di te (angolo circa 0 gradi) ad una velocità moderata puo essere “congelata” a 1/125", setterai il tempo a 1/500" per congelarla se si muove perpendicolarmente ( angolo circa di 90 gradi) e 1/250" se si il movimento avviene obliquamente (circa 45 gradi).
1 – Sole, la regola del 16
L’esposizione base per una scatto fatto sotto la diretta luce del sole è F/16 e la velocità dello scatto pari a 1/ISO impostato nella camera. Esempio F/16 a 1/100" con pellicola o sensibilità a 100 ISO. Con questa regola in mente puoi anche provare, quando hai una grossa superficie riflettente tipo spiaggia chiara, una superficie di acqua, sulla neve, etc con F/22, o F/11 con una giornata molto luminosa ma nuvolosa.
2 – Luna, regole del 11, 8 e 5.6
Ci sono svariate regole che funzionano quando si fotografa la luna. Una ottimale per una corretta esposizione della luna piena è F/11 e 1/ISO impostato. Per fotografare la mezza luna usa la stessa velocità di scatto (uno su l’ISO impostato) ma a F/8, e per un quarto di luna stessa velocità di scatto a F/5.6. Esempio, Luna piena pellicola da 100 ISO F/11 e tempo 1/100.
3 – La regola del tramonto
Per ottenere una corretta esposizione al tramonto, inquadra e regola l’esposizione in un area sopra il sole (escludendo il sole stesso nell’inquadratura). Se vuoi invece dare un’atmosfera più cupa come circa mezzora dopo, scendi di uno f-stop o regola la compensazione dell’esposizione a -1.
4 – Regola per evitare foto mosse
La più bassa velocità di scatto per fare una corretta fotografia con fotocamera tenuta in mano senza incorrere nel “mosso” è pari a 1/lunghezza focale dell’obiettivo che stai usando. Se si sceglie velocità inferiori alla lunghezza focale si potrà incorrere sicuramente in una foto mossa con perdita della definizione. Quindi, se stai usando un 50mm scatta a 1/60" o ad un tempo più veloce, tipo 1/125", 1/250", etc. Non hai abbastanza luce? Usa un flash, un treppiede o appoggia la camera su un oggetto stabile.
Nel caso di fotocamere a sensore ridotto la regola diventa t=1/(focale*fattore di crop); per esempio con una macchina aps-c ed un obiettivo 200mm si ha t=1/(200*1.6)= 1/320
5 – L'esposizione con il cartoncino grigio medio riflettenza 18%
Regolare l’esposizione con un cartoncino grigio medio al 18% è un buon modo per ottenere una fotografia equilibrata sui mezzi toni. Hai scordato il tuo cartoncino o non lo hai? Esponi alla stessa luce dello scatto il palmo della mano e fai leggere l’esposizione della luce riflessa del palmo alla fotocamera per regolarne così l’esposizione. Ora apri di uno stop e scatta.(Alcuni toni della pelle possono far variare da ½ stop ad uno stop di differenza).
6 – La regola della profondità di campo
Quando metti a fuoco un oggetto molto lontano, metti a fuoco su un punto a circa 1/3 della distanza per incrementare la profondità di campo. Tutto ciò perché la profondità di campo della zona dietro quel punto sarà il doppio della profondità di campo della zona avanti a quel punto. Questa regola va tenuta in mente per tutte le aperture e le lunghezze focali, ma più piccole aperture e più piccole lunghezze focali utilizzate nonché la distanza dell’oggetto renderanno la profondità di campo migliore.
7 – Regola delle esposizioni
La regola è : “Esporre e regolare l’esposizione sulle dominanti di luce, lasciando che le ombre facciano il resto”. Questa regola funziona sia per la pellicola che per il digitale. Ma con le diapositive è meglio sovraesporre di uno stop.
8 – La regola del fill-in (luce di schiarita o riempimento) flash
Quando si usa un flash che non ha l’Auto flash-fill ratio, regola l’ISO del flash sul doppio dell’ISO che hai impostato sulla tua fotocamera. Fai l’inquadratura, scegli l’f-stop appropriato, setta sull’Autoflash lo stesso f-stop, e scatta. La risultante sarà 2:1 flash-fill ratio che renderà l’ombra di uno stop piú scuro del soggetto principale.
9 – La regola del flash range
Per sapere quanto extra flash range hai a disposizione aumentando gli ISO la regola e’: “Il Doppio della distanza e Quattro volte gli ISO”. Che vuol dire: Esempio se hai un flash che é ottimale sino a 2 metri a 100 ISO ( vale sia per pellicola che per digitale), sarà ottimale sino 4 metri a 400 ISO.
10 – La regola del “bloccare” un oggetto in movimento
Per “congelare” un oggetto in movimento che attraversa il campo di inquadratura, perpendicolarmente all’angolo della lente, devi regolare il tempo di scatto di due stop in più che se l’oggetto venisse o andasse nella stessa direzione di dove é puntato l’obiettivo. Per azioni in movimento pari a 45 gradi all’angolo della lente, puoi scegliere un tempo di uno stop più lento. Esempio: Se una persona corre verso di te (angolo circa 0 gradi) ad una velocità moderata puo essere “congelata” a 1/125", setterai il tempo a 1/500" per congelarla se si muove perpendicolarmente ( angolo circa di 90 gradi) e 1/250" se si il movimento avviene obliquamente (circa 45 gradi).
La distanza iperfocale.
La distanza iperfocale o semplicemente iperfocale, citando Wikipedia, è la distanza di messa a fuoco che permette di estendere la profondità di campo dall' infinito alla metà di tale distanza ed è sempre riferita ad una precisa lunghezza focale e ad una precisa apertura relativa di diaframma.
Secondo un'altra definizione, la distanza iperfocale è il limite anteriore di profondità di campo quando un obiettivo è messo a fuoco all'infinito e chiuso a un determinato valore di diaframma. Effettuando la messa a fuoco sulla distanza iperfocale si ottiene la massima profondità di campo possibile con quella data lunghezza focale e quel dato diaframma, che si estende dalla metà della distanza di messa a fuoco fino all'infinito. La distanza iperfocale dipende dalla lunghezza focale dell'obiettivo e dall'apertura di diaframma in base alla formula di cui sopra: dove H è la distanza iperfocale, f la lunghezza focale, N il rapporto focale di apertura (diaframma), c il circolo di confusione.
Come tutti ben sanno, un obiettivo (a differenza del foro stenopeico) non può mettere a fuoco contemporaneamente oggetti a distanze diverse. Una volta messo a fuoco un oggetto ad una certa distanza, tutti gli altri oggetti al di qua ed al di là dell'oggetto a fuoco saranno più o meno "sfocati". Tuttavia entro certi limiti l'occhio ne accetta l'immagine come nitida. La zona entro la quale, per certe condizioni di ripresa, gli oggetti vengono riprodotti come accettabilmente nitidi, si chiama profondità di campo.
"Distanza iperfocale" e "Profondità di campo" sono due entità strettamente connesse tra loro. La profondità di campo dipende da tre fattori: la lunghezza focale dell'obiettivo, la distanza sulla quale quest'ultimo è regolato e il valore di diaframma impostato. In particolare, la profondità di campo aumenta all'aumentare della distanza di messa a fuoco (direttamente proporzionale) e al diminuire della lunghezza focale e del valore di diaframma (inversamente proporzionale). Conoscendo la profondità di campo siamo già in grado di determinare in un primo momento il campo di ripresa entro cui i soggetti contenuti apariranno nitidi. Ma se per esempio volessimo estendere al massimo (per lunghezza focale ed apertura di diaframma dati) la zona di ripresa "nitida" saremo costretti a sfruttare la distanza iperfocale del nostro obiettivo e scegliere come apertura quella più stretta.
Per capire come procedere basta osservare la scala di messa a fuoco (valori di distanze/diaframmi) incisa sul barilotto del nostro obiettivo:
Secondo un'altra definizione, la distanza iperfocale è il limite anteriore di profondità di campo quando un obiettivo è messo a fuoco all'infinito e chiuso a un determinato valore di diaframma. Effettuando la messa a fuoco sulla distanza iperfocale si ottiene la massima profondità di campo possibile con quella data lunghezza focale e quel dato diaframma, che si estende dalla metà della distanza di messa a fuoco fino all'infinito. La distanza iperfocale dipende dalla lunghezza focale dell'obiettivo e dall'apertura di diaframma in base alla formula di cui sopra: dove H è la distanza iperfocale, f la lunghezza focale, N il rapporto focale di apertura (diaframma), c il circolo di confusione.
Come tutti ben sanno, un obiettivo (a differenza del foro stenopeico) non può mettere a fuoco contemporaneamente oggetti a distanze diverse. Una volta messo a fuoco un oggetto ad una certa distanza, tutti gli altri oggetti al di qua ed al di là dell'oggetto a fuoco saranno più o meno "sfocati". Tuttavia entro certi limiti l'occhio ne accetta l'immagine come nitida. La zona entro la quale, per certe condizioni di ripresa, gli oggetti vengono riprodotti come accettabilmente nitidi, si chiama profondità di campo.
"Distanza iperfocale" e "Profondità di campo" sono due entità strettamente connesse tra loro. La profondità di campo dipende da tre fattori: la lunghezza focale dell'obiettivo, la distanza sulla quale quest'ultimo è regolato e il valore di diaframma impostato. In particolare, la profondità di campo aumenta all'aumentare della distanza di messa a fuoco (direttamente proporzionale) e al diminuire della lunghezza focale e del valore di diaframma (inversamente proporzionale). Conoscendo la profondità di campo siamo già in grado di determinare in un primo momento il campo di ripresa entro cui i soggetti contenuti apariranno nitidi. Ma se per esempio volessimo estendere al massimo (per lunghezza focale ed apertura di diaframma dati) la zona di ripresa "nitida" saremo costretti a sfruttare la distanza iperfocale del nostro obiettivo e scegliere come apertura quella più stretta.
Per capire come procedere basta osservare la scala di messa a fuoco (valori di distanze/diaframmi) incisa sul barilotto del nostro obiettivo:
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Nel grafico quì a sinistra sono rappresentate la ghiera dei diaframmi e quella della messa a fuoco. Per misurare la profondità di campo è necessario prendere in considerazione la serie dei valori che troviamo all’interno di queste due ghiere . Nell’esempio riportato per una messa a fuoco a circa 3 m e un diaframma f 8, avremo nella foto una zona nitida compresa fra i due 8 che troviamo nella ghiera intermedia (vedi parte superiore del grafico).
La distanza iperfocale, invece, si può definire come un punto, a partire dal quale si estende nei due sensi una zona di nitidezza: da un lato fino all'infinito, dall'altro fino alla metà della distanza iperfocale stessa. In altre parole, per impostare la distanza iperfocale sull'obiettivo in uso bisogna spostare la ghiera della messa a fuoco in modo che il segno dell'infinito vada a cadere sul valore più chiuso di diaframma disponibile (16 nel nostro caso). Così facendo la zona nitida sarà estesa dall'infinito fino ad una distanza di 2,5m dal soggetto ripreso. La distanza iperfocale, quindi, serve, per avere la massima estensione della profondità di campo per ogni valore di diaframma. In seguito riporto una tabella con le distanza iperfocali già calcolate:
La distanza iperfocale, invece, si può definire come un punto, a partire dal quale si estende nei due sensi una zona di nitidezza: da un lato fino all'infinito, dall'altro fino alla metà della distanza iperfocale stessa. In altre parole, per impostare la distanza iperfocale sull'obiettivo in uso bisogna spostare la ghiera della messa a fuoco in modo che il segno dell'infinito vada a cadere sul valore più chiuso di diaframma disponibile (16 nel nostro caso). Così facendo la zona nitida sarà estesa dall'infinito fino ad una distanza di 2,5m dal soggetto ripreso. La distanza iperfocale, quindi, serve, per avere la massima estensione della profondità di campo per ogni valore di diaframma. In seguito riporto una tabella con le distanza iperfocali già calcolate:
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